Adolfo Durante: “‘Nell’attesa di un bacio’ vi sorprenderà”- INTERVISTA

Adolfo Durante: “‘Nell’attesa di un bacio’ vi sorprenderà”- INTERVISTA

Adolfo Durante, cantautore sensibile alle tematiche sociali, ha pubblicato il singolo “È questa la notte”, incentrato sul tema del matrimonio infantile. I fondi ricavati dal progetto sono interamente devoluti, per volontà dell’artista, ad Amnesty International Italia. Il progetto è in collaborazione con “Voci Per La Libertà – Una Canzone Per Amnesty”. Di prossima uscita il nuovo album “Nell’attesa di un bacio”.

Ecco la nostra chiacchierata insieme.

Ciao Adolfo. “È questa la notte” è il tuo nuovo singolo da qualche giorno in rotazione radiofonica. Questo brano parla di una tematica molto importante: il matrimonio infantile. Come nasce la stesura di questo brano e come mai la scelta di affrontare questo tema?

Da tempo desideravo affrontare un tema che riguardasse l’infanzia, argomento raramente affrontato nelle canzoni. In fondo i bambini sono il nostro futuro. Credo che di loro si parli poco, capisco la difficoltà di affrontare argomenti che li riguardi ma in questo caso, nel momento in cui ho preso consapevolezza di un tema così delicato, la voglia di affrontarlo è stato più forte della paura di cadere nella retorica. Lo scorso anno, mentre selezionavo materiale per il nuovo disco, ho chiesto ad Alessandro Hellmann (autore di tutti i miei ultimi brani) di scrivere qualcosa sul tema delle spose bambine. Malgrado la perplessità iniziale, alla fine io e il mio team di lavoro siamo riusciti a portare a termine questo progetto che desideravo realizzare da molto tempo.

I fondi ricavati dal progetto verranno devoluti ad Amnesty International. Come nasce questa collaborazione tra voi? 

In verità, la collaborazione nasce attraverso “Voci per la libertà – Una canzone per Amnesty”. Questo Festival, promosso dalla sezione italiana di Amnesty International, è nato con l’intento di diffondere i principi della dichiarazione attraverso la musica e in generale l’arte, mezzi in grado di veicolare valori umani fondamentali quali rispetto e tolleranza. Sono stato ospite del festival nel 2016 e quell’anno una delle campagne di Amnesty era “Mai più spose bambine”: è in quell’occasione che ho preso consapevolezza di questa pratica, abbastanza sconcertante e per la nostra cultura innaturale. La scelta di devolvere il ricavato alle campagne di Amnesty è stata una conseguenza naturale della collaborazione con “Voci per la libertà”, perché ammiro il lavoro che da anni Amnesty conduce nella rivendicazione e nella tutela dei diritti delle minoranze.

Il singolo è seguito da un videoclip ufficiale con la regia di Michele Pastrello. Quanto è importante e quanto è difficile riuscire a far arrivare al pubblico lo stesso messaggio sia con la voce che con le immagini?

Molto dipende da quello che si ha intenzione di raccontare e dalla sensibilità di chi decide di prendere parte al progetto. Per questo video mi sono affidato a un team di persone che ha saputo raccogliere la difficile sfida di raccontare un tema così delicato come quello dei matrimoni precoci. Su un punto eravamo tutti d’accordo: raggirare e allontanare da noi la retorica, nella quale sarebbe stato facile cadere quando si affrontano temi così complessi. Michele Pastrello è un regista attento, evocativo e molto sensibile: sapevo di essere in buone mani. Avevo visto altri lavori e mi era piaciuto il suo modo di raccontare storie attraverso le immagini.

Il singolo farà parte del nuovo album “Nell’attesa di un bacio” in uscita nel 2019. Cosa ci dobbiamo aspettare da questo nuovo progetto? Come nasce il titolo dell’album? Ti va di svelarci qualcosa in anteprima?

Un progetto versatile nella proposta dei brani, che abbracciano stili e generi differenti pur mantenendo di base forti richiami alla musica d’autore. Avevo voglia di cambiare pelle rispetto alle produzioni passate, senza però snaturarmi. Difficile dire se ci sono riuscito, vedremo quali saranno le reazioni. Il titolo nasce da una traccia dell’album, un brano scritto da Rosario Di Bella insieme ad Alessandro Hellmann: mi piaceva la lettura che si può dare di questo titolo perché rispecchia un po’ la nostra società, la ricerca di quell’affetto, di quella voglia di recuperare la parte umana che è in molti di noi nonostante l’avvento dei social e la tecnologia abbiano cambiato le nostre abitudini e il nostro modo di rapportarci con il prossimo. Credo che ci sia una grossa fetta di gente che abbia voglia di riappropriarsi di quegli aspetti che guardano agli altri con amorevolezza, con senso del rispetto per l’opinione altrui, senza giudicare il prossimo come un potenziale nemico. I testi delle mie canzoni parlano nel complesso di questi aspetti, legati alle debolezze e alle virtù degli uomini. Diciamo che il brano che dà il titolo all’album sorprenderà chi mi ha sempre seguito. Rispecchia però la mia indole, di chi non ama restare vincolato ai cliché.

Quando hai iniziato ad avvicinarti al mondo della musica? Quali sono le tue fonti di ispirazione? 

Mi sono avvicinato alla musica abbastanza presto, all’età di 16 anni, con produzioni di brani inediti. Un percorso in controtendenza, se si pensa che spesso gli artisti affrontano le loro prime performance con piccoli gruppi, in feste di piazza o in piccoli pub. Ho affrontato da subito la sala di registrazione, che rappresenta una grande scuola per chi vuole fare questo lavoro. Successivamente ho iniziato ad esibirmi in serate dal vivo con alcune formazioni. Non so dirti quanto abbiano influito gli artisti che da sempre ho ammirato, sicuramente ascoltarli mi ha permesso di capire i miei limiti e di valorizzare altri aspetti nel momento in cui mi sono cimentato nell’interpretarli. Ho imparato tanto dall’ascolto di artisti come Mia Martini, Alice, Ivano Fossati, Franco Battiato e molti altri. 

Quali generi musicali inserirai nell’album?

Come ho già accennato prima, gli arrangiamenti del disco hanno forti richiami al funky, al pop, al rock e c’è anche qualcosa di più ricercato. Brani nel complesso che strizzano l’occhio alla musica d’autore. La produzione e gli arrangiamenti sono di Alberto Lombardi.

 Infine, quando potremo vederti nella dimensione live?

Sto vagliando alcuni luoghi in cui presentare il disco, ambienti piccoli dove la gente abbia voglia di ascoltare davvero e non dove la musica faccia da sottofondo alle loro cene, come spesso capita di assistere ad alcuni eventi. Piccoli teatri o luoghi nei quali si respiri l’atmosfera teatrale.

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