Intervista di Elena Mittino
Una conversazione piacevole, di quelle che vorresti rendere infinite perché le risposte alle domande suscitano altri interrogativi, e soprattutto perché rimani piacevolmente colpito dalla gentilezza e dalla disponibilità. E’ questa la prima sensazione che dà Geoff Westley, per il secondo anno direttore musicale del “Festival di Sanremo“, compositore, arrangiatore e pianista. Una bella sensazione.
“Il festival? Un grandissimo piacere per me. Quando iniziano le prove, che durano mesi, non hai mai un attimo di tranquillità, ma il risultato è davvero appagante di tutti gli sforzi fatti”.
Westley ha sentito il profumo dell’Ariston per la prima volta nel 1991 con Renato Zero, poi nel 2008 con una produzione propria (ha vinto il Premio della Critica al Festival della Canzone italiana di Sanremo per il gruppo Frank Head con la canzone “ParaParà PaRaRa”), nel 2016 come arrangiatore di Eros Ramazzotti, che era ospite speciale; quella di direttore d’orchestra era un abito che non aveva ancora indossato lì. “A dire la verità mi sono autoinvitato, – dice e si “sente” il sorriso dal telefono – quando ho saputo due anni fa che Claudio sarebbe stato direttore artistico gli ho mandato un sms per congratularmi con lui, perché credo sia davvero la persona più adatta per un appuntamento del genere, e gli ho anche detto che se avesse avuto bisogno di un direttore ci sarei stato. Beh, sono passati due anni e sono qui”. Westely è molto legato all’Italia e in modo particolare proprio a Claudio Baglioni: per lui ha arrangiato l’album “Strada facendo” e la famosissima “Avrai”. E non solo, il suo nome è legato a un altro volto della musica italiana, Lucio Battisti, per il quale ha prodotto ed arrangiato due dischi storici della discografia di Lucio Battisti, “Una donna per amico” ed “Una giornata uggiosa”
Al festival l’orchestra ha scelto di premiare Simone Cristicchi: “Bellissimo arrangiamento, – dice – ci tengo però a dire anche che tutte le canzoni meritavano di stare in alto, perché tutte avevano qualcosa di particolare. Mahmood? Una sorpresa incredibile, lui era forse il primo a non aspettarselo, appena due mesi fa si è confrontato con 24 artisti e ora è campione fra i big. Credo sia un’ottima dimostrazione di quanto sia alta la qualità della musica al festival. Ed è anche un messaggio importante per i giovani (aggiunge il maestro, riallacciandosi un po’ a quel filo rosso dei “giovani” tanto utilizzato anche dallo stesso Baglioni per un festival più vicino alle generazioni fresche): Sanremo è una chance che viene offerta ed è importante saperla sfruttare”. Il pianista inglese precisa sui giovani: “Sono arrivate 680 proposte, per me erano tutte bellissime perché ciascuna con una particolarità. La situazione è un po’ cambiata. Prima cantare bene era un buon biglietto da visita, oggi è un obbligo saper cantare bene”.
Un cd quasi pronto
Westley Geoff Westley ha appena ultimato un album di piano solo, registrato a Londra alla Henry Wood Hall. Solo composizioni originali. “E’ stato qualcosa di improvvisato, avevamo suonato e scritto e poi avevo lasciato tutto in un cassetto, per un paio di anni. Ho messo da parte perché pensavo non fosse il mondo, poi poco fa ho ripreso in mano il tutto e ho cominciato il lavoro di rifinitura, di cesello. Ho trascritto ciò che c’era di bello”. In tutto cinque improvvisazioni che durano dai 10 ai 17 minuti, “secondo l’impostazione classica, di cui sono fortemente influenzato”. Westley farà il suo debutto in una città speciale: Sanremo, “una bella chiusura e inizio allo stesso tempo. Quella sera parlerò e suonerò molto”.
La musica è…
Che cos’è la musica per Geoff Westley? “Quello che arriva al cuore, trasmettere un’emozione, l’ho imparato da Lucio Battisti: non serve per forza avere bravura tecnica, bastano due o tre note per far emozionare”.