Cantautore, enologo e produttore di vino: Giulio Wilson è laureato in Viticoltura ed Enologia presso la Facoltà di Agraria dell’Università degli Studi di Firenze, proprietario di un noto ristorante a Firenze ed una azienda agricola dove produce vini toscani biologici. Tantissime le sue collaborazioni: da Vinicio Capossela a Bobby Solo, Enzo Iacchetti ed Eddy Mattei, passando per Zucchero Sugar Fornaciari ed arrivando al famoso scrittore e poeta Roberto Piumini. Da poco reduce dal concerto del Primo Maggio a Roma diretta Rai3 e Radio2, è ora in rotazione radiofonica “estate proletaria“, il nuovo singolo dell’artista. Il brano denuncia la leggerezza e la superficialità con cui oggi affrontiamo le difficoltà sociali. In passato, nonostante le maggiori difficoltà e le minori tecnologie a disposizione, bastava poco per ritrovare l’ottimismo e sperare in un futuro migliore. Oggi non ci sono più riferimenti da seguire e chi è al potere promette un cambiamento che sembra non arrivare mai.
«Chini per ore su smartphone non ci accorgiamo di essere rimasti soli e senza punti di riferimento – spiega Giulio Wilson in merito alla canzone – Nei fantastici anni 60 bastava una 500 per affrontare i problemi e viaggiare verso il futuro al fianco di ideali e speranze».
Ecco la nostra intervista!
Ciao Giulio! Iniziamo a parlare di “Estate Proletaria”, il tuo nuovo singolo estivo…
Questo brano nasce dopo il mio album uscito il 18 gennaio, “Futuro Remoto” che è un contenitore di canzoni di spessore che tra l’altro hanno collezionato numerosi riconoscimenti: dal Mei al 1M next. Ho fatto uscire questa canzone senza un’etichetta discografica e sinceramente non so quanto possa durare rispetto ad una traccia del mio album. Scrivendo molto, ho voluto farla uscire subito e mi sono ritrovato nel testo: non amo prendermi troppo sul serio.
In “estate proletaria” parli di difficoltà sociali, che sappiamo bene essere all’ordine del giorno. Questo brano è anche un inno di speranza. Quanto è importante per te questo valore?
La speranza è un po’ come la resistenza: sono quelle parole che secondo me sono dense di significato e sono molto importanti. La speranza serve per i sogni, per la vita, per tutto. La resistenza è importante perchè l’uomo tende a costruire tanto ma allo stesso tempo distruggere ciò che ha creato con le sue stesse mani. In fondo la speranza è l’ultima a morire, no?
C’è un video che rende benissimo l’idea: come sei riuscito a trasferire in immagini ciò che hai provato cantando questo brano?
Essendo io il regista è stato davvero molto semplice. Mentre scrivevo il brano avevo già in mente il mood del video. Questa è l’idea originale. Avessi dovuto dare in mano la mia idea ad un altro regista, sicuramente non saremmo riusciti a rispecchiare a pieno il mio messaggio.
Cosa ne pensa Giulio dei social?
Sono abbastanza attivo, anche se prediligo il contatto umano. Non si può fare a meno del mondo social: ci stanno trasformando. I concerti (non i miei, ma nel senso più generale) non stanno andando bene, usciamo poco, in metropolitana siamo tutti con la testa chinata. Secondo me prima o poi arriverà una vera rivolta: non siamo così social. Un conto è ricevere un augurio da una persona che non si sente mai, un conto è uscirci: sono due cose molto diverse.
Sono tantissime le collaborazioni che hai avuto (Bobby Solo, Zucchero, Enzo Iacchetti, Simone Cristicchi…). Qual è la collaborazione più ti è rimasta nel cuore?
Oddio, non è facilissimo rispondere a questa domanda. Ogni collaborazione è a se, non mi va di escludere nessuno. Forse potrei dirti la collaborazione che dovrà ancora venire. Ora farò un brano con “Intillimani”, gruppo storico degli anni 70 di protesta. Ho grandi aspettative.
Parlando di ‘resistenza’, sei reduce dal concerto del Primo Maggio, avendo vinto il contest 1M Next. Com’è stato per te cantare su quel palco così importante per l’Italia?
Avendo vinto tramite un concorso ufficiale, posso dire di essere riuscito a salire su quel palco grazie ai miei sforzi, senza raccomandazioni esterne. Onestamente sono un’artista che ha inserito tanti aspetti di sensibilità sociale e politica nei suoi brani. E’ stato molto importante esserci.
Oltre alla tua passione per la musica, sei proprietario di un ristorante a Firenze, enologo e produttore di vino. Come riesci a conciliare queste attività?
Io sono laureato in viticoltura ed enologia: cibo, vino e musica sono tutti aspetti che arricchiscono la vita delle persone. I più sensibili si imbarcano in questi ambiti. Sono tanti i musicisti ad avere altre passioni oltre la musica: io mi dedico a questo. Ai miei concerti porto sempre al pubblico il mio vino. In questo periodo sto aprendo i concerti di Francesco Guccini e prossimamente sarò con Fabio Concato.
Quanto è importante saper regalare un buon disco e una buona bottiglia di vino?
Molto. Sono due cose che hanno dei denominatori in comune: io sono un amante dei vini autoctoni (rivolti al passato) e non disdegno la musica con strumenti antichi. Amo meno la musica elettronica con l’eccesso di modernità, oggi moderna e domani vecchia.
Qual è il sogno di Giulio?
Riuscire a durare nel tempo. Un grande sogno e un bel regalo dalla vita.