Francesco Gabbani

Francesco Gabbani a Sanremo 2020: “Niente scimmia. E nemmeno un elefante” – INTERVISTA

L’altro Francesco Gabbani quello di “Foglie al gelo” e “La mia versione dei ricordi”, cioè quello delle ballad. Così troveremo tra pochissimi giorni “il Gabba” sul palco del Festival di Sanremo, con “Viceversa”: un brano che mostra la sua altra faccia, quella di interprete appassionato di canzoni dall’atmosfera rarefatta, anche se con “Viceversa” poco prima del ritornello un po’ cambia strada. Il bello di Francesco è proprio questo, la sua capacità di essere originale e coinvolgente.



In “Viceversa” e in altre canzoni dell’album che porta lo stesso titolo (in arrivo il 14 febbraio) c’è la collaborazione con Pacifico, autore raffinato. Un’accoppiata inaspettata quella che forma con te?

Inaspettata forse un po’ anche per me, anche se ho sempre stimato tantissimo Gino. Nel 2019 stavo lavorando all’album e gli ho fatto ascoltare qualcosa. Ho trovato una bellissima persona, con una sensibilità incredibile e di grande ironia, intelligente, insomma è stato un bell’incontro. Mi ha aiutato in modo psicoterapeutico direi, dandomi la sicurezza di confermare quello che avevo tirato fuori in un anno e mezzo di lavoro. Per “Viceversa” il suo apporto è stato di ottimizzazione.

E negli altri due brani a cui ha collaborato, “Il sudore ci appiccica” e “Bomba pacifista”?

“Bomba pacifista” è nata dal 50% da me e la 50% da Gino. È una canzone visionaria, molto di speranza. Io credo che serva rivalutare la timidezza, la compassione, la sensibilità e altre caratteristiche pensate oggi come debolezze.

Riflessione che c’entra con il filo conduttore di tutto l’album…

A posteriori mi sono accorto che ricorreva nelle canzoni il concetto di condivisione, intesa come rapporto tra individuo e collettività. Secondo noi, Gino e me, le caratteristiche che ho elencato prima sono elementi di forza. Ad esempio, nei timidi ci vedo un universo di grande forza inespressa.

Photo credits: Isabella Sanfilippo

Torniamo a “Viceversa”, il brano sanremese: degli archi si è occupato Matt Sheeran, fratello di Ed. Hai pensato di far dirigere a lui l’orchestra al Festival?

Avrei potuto chiederglielo ma consideravo la sua presenza una sovrastruttura comunicativa: cioè, voglio far arrivare la canzone per quello che è. Mi viene da piangere quando la canto, mi emoziono anche adesso…

Che aspettative hai per questo Sanremo? Tu sei Francesco Gabbani, quello che vince…

Ci vado senza il presupposto di bissare quello che mi è successo, non penso a vincere. Con questa canzone il pubblico può conoscere un altro me. Per molti Gabbani è quello della scimmia punto e stop, una cosa che mi sono anche cercato (ride, nda). In questa occasione mostro il mio lato più emozionale, sono contento di esserci così, senza scimmie o elefanti.

Ti sei chiesto quale potrebbe essere la reazione del pubblico?

No, in realtà sono curioso di vedere quale sarà. Immagino che qualcuno rimarrà spiazzato. Io spero che arrivi il messaggio, cioè che il significato più alto dell’amore si ha quando si realizza un dare e un ricevere.



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