Diodato a Sanremo 2020: “Ho un’orchestra in testa” – INTERVISTA

“Che vita meravigliosa” è il nuovo album di Diodato, il terzo per lui, concepito come un racconto di se stesso e della realtà che vede intorno.

Come sappiamo, oltre al singolo che porta lo stesso titolo e che fa parte della colonna sonora del film “La Dea Fortuna”, il pezzo forte di un disco importante ed emozionante nel suo complesso (ascoltare dal 14 febbraio per credere) è il brano che Diodato porta in gara al Festival di Sanremo, “Fai rumore”.

Che cosa ci racconta questa canzone (la musica vede la collaborazione di Edwyn Roberts)?

È il mio invito ad abbattere i muri dell’incomunicabilità, a non soffocare nel non detto. È quello di cui voglio parlare in questo momento.

Come hai capito che questo brano, emozionante, era giusto per Sanremo?

Io non ho mai scritto per il Festival, dopo che sono nate le canzoni sento se possono essere adatte a quel palco. Mi faccio influenzare dall’idea di suonare con l’orchestra e con un certo tipo di arrangiamenti, questo sì. Io ho sempre un’orchestra che mi suona in testa. “Fai rumore” ha aperture che su quel palco e con quei musicisti possono essere valorizzate.

Ci spieghi questa orchestra che ti suona dentro?

Quando scrivo parto sempre da un provino chitarra e voce, o piano e voce, poi quando sento che l’emotività va amplificata non mi fermo. È in quel momento che sento l’orchestra che mi suona in testa. Mi è successo anche con un altro brano, che proprio per questa sua intensità ho voluto chiudesse l’album: è “Quello che mi manca di te”.

Cosa vorresti che “Fai rumore” lasciasse alle persone?

Photo credits: Giuseppe Gradella

I complimenti più belli che ricevo sono “Ti ascolto e vedo delle cose in quello che scrivi in cui mi riconosco”.

Che disco è “Che vita meravigliosa”?

Non voglio dire che in passato non sia stato me stesso, ma oggi penso di esserlo sempre di più. Nelle nuove canzoni ci sono due anni importanti della mia vita. “Che vita meravigliosa” è la canzone manifesto di un album che racchiude anni di vissuto, che va dal molto intimo e personale a uno sguardo sul mondo che mi circonda. Nel disco ho provato più volte a raccontare quello che penso dell’amore.

Che cos’è l’amore?

Qualcosa di talmente importante che può superare anche noi e il vissuto condiviso che, a volte, arriva a una fine. Ho l’idea di qualcosa che sopravvive alle insicurezze personali, alle piccolezze che ci sono nel quotidiano di una storia di coppia.

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