Germano Seggio: “Con ‘Alta Quota’ faccio suonare la mia seconda vita!”

Germano Seggio, classe ’75, nasce e vive a Palermo. Conseguita la laurea in Chitarra Moderna presso la Middlesex University e la specializzazione in Chitarra Jazz presso la West London University, si dedica all’attività didattica, fondando e dirigendo la Modern Music Academy di Palermo. 

Il terzo progetto discografico dell’artista, “Alta Quota” è un concept album che trae ispirazione dalle Dolomiti, coniugando pop, rock e natura. Le nove tracce che compongono l’album, sette brani inediti più la famosa “Mad World” riarrangiata in due versioni, hanno come fil rouge i luoghi incantevoli delle Dolomiti: da “Braies”, a “Corno Bianco”, ad “Anterselva”, a “49 bis”, che è la strada che attraversa la Val Pusteria e conduce oltre confine a Lienz, ad “Alta Quota”, la title-track, che è anche l’unico brano eseguito soltanto con la chitarra.

«L’album nasce in seguito a un brutto incidente motociclistico nell’agosto 2003 a Nizza. Per tre lunghi anni – racconta Germano Seggio – ho perso la mia autonomia e a Cortina d’Ampezzo ho subito cure sperimentali, che, di fatto, mi hanno ridato la libertà. Quindi ho mosso i primi passi sulle Dolomiti, innamorandomi perdutamente di questi luoghi: vuoi, perché mi hanno ridato la vita, vuoi perché credo sia il posto dove ogni uomo dovrebbe vivere, tornando al rapporto “uomo/terra” necessario e fisiologico».

«Per un siciliano come me – afferma Germano Seggio    non è stata un’impresa facile girare il video a -25°, ma ho deciso di raggiungere uno dei posti più alti d’Italia perché soltanto lassù mi sento veramente vicino a Dio».

Ecco la nostra intervista.

Ciao Germano. Parliamo del tuo terzo progetto discografico: “Alta quota”. In questo concept album prendi ispirazione dalle Dolomiti.

È proprio la voglia e la pura necessità di fermare in musica quello che per me è l’emozione che la natura genera e quello che le Dolomiti negli ultimi dieci anni della mia vita mi hanno regalato! È proprio lì che ho mosso i primi passi della mia seconda vita, innamorandomi perdutamente di questi luoghi, vuoi perché mi hanno dato una seconda possibilità, vuoi perché credo sia il posto giusto dove ogni essere umano dovrebbe vivere, o rivivere come nel mio caso, tornando al sacrosanto rapporto uomo/terra. 

Perchè questa scelta? Quanti generi musicali hanno contagiato questo progetto?

Considerato che sono nato come chitarrista rock, che negli anni mi sono evoluto verso il jazz passando dal blues e ormai mi sono fermato nel mood pop, non puoi fare altro che trovarci dentro tutti i linguaggi che ti ho nominato, ma con una novità assoluta… ovvero l’uso di un suono assolutamente nuovo e personale che riprende la purezza e la rarefazione dell’aria percepita in “Alta Quota” appunto.

Un giorno di agosto 2003 la tua vita cambia: a poco a poco riconquisti la tua libertà. Quanto ti ha aiutato la musica a superare questo momento difficile? 

Quando nel 2003 ho avuto l’incidente in moto a Nizza, perdendo per tre lunghi anni l’uso delle gambe, il primo aiuto credo sia arrivato dall’alto e mi ha dato in primis la volontà di volere rinascere come uomo. Ma la grande forza ed il grande sacrificio sono stati supportati dal fatto che non ho mai smesso di suonare, andavo in giro fra sedia a rotelle e stampelle e non mi perdevo un live, un festival o un Contest! Quindi direi fifty fifty, 50% forza di volontà e 50% la musica!!!

Quanti passi hai fatto dopo quel momento buio?

Direi che metaforicamente posso dire di aver fatto “step by step” due grandi unici passi… recuperare la mia vita e dare vita ad “Alta Quota”

Quanto è importante per te riuscire a trasmettere con le immagini ciò che provi mentre suoni?

Avendo tre dischi sulle spalle prima di Alta Quota, posso dire che questo rapporto immagini/musica lo avevo molto sottovalutato, ma probabilmente era proprio un punto cruciale per la riuscita della condivisione più massiva della mia musica che, come per tutte le musiche senza testo, potrebbe risultare un po’ ostica. Oggi credo di esserci riuscito, decidendo fortemente di rievocare le mie emozioni con il videoclip, soprattutto per fare immaginare all’ascoltatore i luoghi dove i brani hanno preso forma, anche se la musica non è supportata da un videoclip!

Alta quota – Germano Seggio

Quanto sei legato alla tua Terra?

Ho cominciato a girare il mondo dall’età di sedici anni, con tour importanti e diversi anche per generi musicali, vedi il WOMAD TOUR organizzato dal grande Peter Gabriel, pertanto ho vissuto gli anni più importanti della mia vita via da casa. Questo ha fatto sì che non mi affezionassi particolarmente a nessuna delle location visitate in questi anni, ma nemmeno tantissimo alla mia terra. Credo che ogni terra ha da fare qualcosa e noi dobbiamo essere bravi a vivere il momento in quel determinato posto al meglio… Tanto sono convito di ciò che vorrei cambiare vita anno per anno, un anno in Inghilterra, un anno in Alto Adige, un anno in Nuova Zelanda e via dicendo!!! 

Quando potremo ritrovarti in una dimensione live?

Stiamo lavorando ad un tour per malghe in alta montagna, ma è molto presto per definirne delle date precise! Invece una data sicura e a breve scadenza e’ la data de 9 Giugno nella mia città, Palermo, presso lo Stand Florio. 

Quale brano di “Alta quota” ti rappresenta più oggi?

Posso con fermezza dire “Alta Quota”, la title track del cd. Sicuramente perché è stata la linea guida che mi ha portato al resto di brani. Ma credo anche perché ho girato il videoclip sulle Tre Cime di Lavaredo, rischiando anche la vita per portarlo a termine… ho un certo trasporto verso questo brano!

Qual è il sogno di Germano?

Poter continuare a vivere di questo splendido lavoro, che già chiamarlo lavoro secondo me è un offesa per chi lavora veramente, spaccandosi la schiena! Non che non sia il nostro un lavoro impegnativo, ma ce lo siamo scelti con tutte le forze e lo facciamo ogni giorno con il trasporto e il piacere di venticinque anni fa! Pensa se l’amore fra le coppie durasse quanto l’amore per la musica!!! 

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