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Luke Rhodes: “La parola di questo autunno? Sicuramente ‘LIVE’!” – INTERVISTA

Giovedì 30 luglio è uscito sulle piattaforme streaming e in digital download “Look at me now”, il nuovo singolo del cantautore LUKE RHODES. on un sound fresco ed internazionale, in “Look at me now” Luke Rhodes dà voce alle sue paure, immaginandosi un ipotetico dialogo con una persona che ha fatto parte della sua vita e che adesso ne è uscita.Mentre l’altro ha abbandonando i sogni che un tempo li accomunavano, il protagonista è rimasto fedele a sé stesso e alle sue scelte, pur consapevole della fatica e degli ostacoli che dovrà ancora superare per raggiungere il suo traguardo.

Ecco la nostra intervista!


Ciao Luke! Parliamo del tuo nuovo singolo “Look at me now”. Cosa vuoi raccontare con questo brano?

Ciao e innanzitutto grazie per questa intervista! Look at me now parla di fierezza, del banale credere in sé stessi (che ricordarlo non fa mai male), ma visto nello specifico, come un inno al continuare a vivere una vita che ci fa stare bene. Può sembrare ovvio ma in un primo momento le scelte giuste sono quasi sempre quelle più rischiose, e nonostante a parole siamo tutti bravi, è poco frequente che ci si imbarchi effettivamente in un percorso al 100% nostro, spesso si cede ai compromessi non col fine di fare passi avanti ma per paura di alzare la testa e rischiare che ciò che ci si è guadagnati fino a quel momento ci venga portato via.

Look at me now dimostra, attraverso un dialogo immaginario con una persona che non fa più parte della mia vita, come (e qui parlo di una storia vera) le scelte facili portino a lungo andare a una vita infelice, o come dico nel testo, “fatta di mediocrità”, mentre il lavoro costante paga da subito in integrità morale, e nel lungo periodo in tante altre soddisfazioni!

Come hai vissuto il periodo di lockdown?

Diciamo che per me sono stati tre periodi molto diversi, affrontati tutti in quarantena. Il primo è stata la mia laurea, con la discussione della tesi in webcam. È stato strano, ma ha avuto i suoi vantaggi e sono riuscito a esporre tutto quanto senza le pressioni di una stanza asettica e una commissione davanti. Il secondo periodo è stato lo svago totale tra videogame e pc, indispensabile per riprendermi dallo stress dello studio, mentre il terzo è stato quello creativo. È qui che ho iniziato a scrivere da solo e in collaborazione con altri artisti di mia conoscenza, una decina di brani. Non so ancora quali scarterò e quali terrò, so solo che non vedo l’ora di portarli in live e vedere come risponde il pubblico di persona!

Quali sono le paure di Luke?

La più grande è quella di rendermi conto un giorno di aver rinunciato al mio sogno, di aver scelto, come dicevo prima, la via più semplice e vivere una vita di rimpianti. Ovviamente ne consegue che non ho un bel rapporto col tempo che scorre. Mi sento costantemente in ritardo sui tempi e nonostante tutti mi ricordano che sono molto giovane, voglio trascorrere questi anni al massimo della carriera e mi sto impegnando per riuscirci il prima possibile.

Quanto è importante per te riuscire a rappresentare con le immagini ciò che provi mentre canti?

È ormai certo che la comunicazione dei nostri tempi funziona per immagini. Più è visivamente appariscente e immediato un contenuto, più facilmente viene recepito, basta pensare ai meme su internet.

Un tempo vedevo il visual come una cosa che dovevo fare per forza, altrimenti non ero notato, e questo mi portava a realizzare artwork e video in maniera amatoriale e frettolosa. Oggi è l’opposto: mi diverto a curare artwork e videoclip in maniera maniacale, nascondendo easter egg e sperimentando. Spesso decoloro i capelli in vista di shooting fotografici o di riprese video, mi faccio affiancare da chi ha più gusto nel vestire di me per scegliere gli outfit adeguati davanti l’obiettivo. Per il videoclip di Look at me now, come mostrerò nei video backstage in uscita questo autunno sul mio canale youtube, ho realizzato dei veri e propri sketch al computer in cui ogni minimo dettaglio visivo è stato studiato e combinato con le luci che poi abbiamo usato sul set.

Ovviamente non appena lavorerò a livelli e con budget più alti, punterò sicuramente alla realizzazione di visual album e chissà, magari film musicali!

Quando nasce la tua passione per la musica?

Da piccolissimo. A sei anni ho iniziato a suonare la chitarra e cantare, ma mia madre mi racconta che già dai 2-3 anni viaggiavo con una piccola tastiera a fiato di Paperino e quando sentivo delle musichette in giro (una volta ad esempio era la sua suoneria del cellulare), dopo pochi minuti le sapevo risuonare ad orecchio pur non avendo idea di cosa fosse una scala o una nota. Naturalmente non ricordo quasi nulla se non l’episodio della suoneria, ma è sempre divertente sentirlo raccontare dalle persone che hanno assistito scioccate a questi episodi.

Ti va di parlarci dei tuoi progetti futuri?

Con molto piacere! La parola di questo autunno è sicuramente LIVE, sarà difficile organizzare date con la situazione attuale, ma il mio obiettivo è quello di portare Look at me Now e tutti gli altri inediti in giro per l’Italia, partendo dal Lazio e le Marche, le regioni in cui sto più spesso, e sono pronto a lavorarci su affinché possa farlo in sicurezza. Dopodiché ovviamente si riparte con i nuovi singoli ed è previsto, per quando sarà di nuovo possibile, un viaggio all’estero in cerca di opportunità musicali.

Qual è il sogno di Luke?

Questa è semplice, diventare una leggenda!

No dai, scherzi a parte (che scherzi tanto non sono), l’obiettivo (perché un sogno rimane nel cassetto, mentre ad un obiettivo ci si dedica ogni ora del proprio tempo) principale è quello di portare la mia musica in tutto il mondo, digitalmente e fisicamente sul palco come performer. Scrivo in una lingua e in un genere che è tra i più diffusi a livello globale, sto imparando a ballare e punto a sfruttare al massimo queste potenzialità migliorando nel frattempo la mia tecnica e presenza scenica. Senza contare che è un lavoro che mi mette a contatto con una miriade di persone, e al contrario di quello che può sembrare, essendo di base abbastanza timido è bellissimo poter interagire con chiunque ricoprendo il ruolo che sento più mio.

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